Si tratta di un dialogo fra un vecchio sindacalista e un giovane che si appresta alla vita attraverso il lavoro. Il ragazzo non capisce quanto tempo di lavoro che, sotto forma di tassazione, deve dedicare a quelli che per lui sono orpelli a godimento futuribile. La trama verte tutta su come il sistema o potere costituito, riesce attraverso meccanismi più o meno oscuri a drenare risorse da quello che è l’unico generatore di ricchezza vera : IL LAVORO.
L’attempato sindacalista spiega che i canali con i quali si sfrutta il prodotto della fatica del giovane sono diversi. Alcuni ben nascosti.
Si passa dalla trattenuta per la previdenza, dove vige il tentativo di porre l’intero costo a carico del lavoro, agli interessi, tutti, di ogni ordine e grado che inflazionando la moneta, svalutano il prodotto del lavoro.
La tecnologia, che da almeno un terzo di secolo, anziché essere usata per ridurre la fatica con la riduzione del tempo di lavoro, finisce per lo più in profitti per pochi.
Infine il debito . Su questo capitolo si impronta gran parte del testo dove viene dimostrato che il debito ha origini nella finanza, che interessi e mercati, altro non sono che una sofisticata macchina per drenare risorse e dal piccolo risparmio ma sopratutto dal lavoro, verso i grandi capitali finanziari.
Il tutto viene correlato e supportato da dati e cifre di estrazione certa e verificabile
Pagine | 87 |
Formato | [EU] Stampa bianco e nero - standard - 133x203 mm - Carta crema - Copertina opaca |
Peso | 0.097 gr. |