La precarietà pare una condizione sociale che come una iattura colpisce soprattutto i giovani di oggi. L’autore in questo racconto di vita mette la sua esperienza di operatore sociale, politico, culturale, sindacale, di formatore professionale come un frullato di precarietà personale, sempre a barcamenarsi tra una consulenza all’altra dopo un periodo di lavoro passato dal tritacarne del partito per finire nel mobbing nel sindacato. E immagina di andare da uno psicologo del lavoro per risolvere il suo problema, per capire la sua vita. E nel racconto emergono i furbi, i cinici, gli ipocriti, ci sono fatti di cronaca, sempre a battagliare per scegliere da che parte stare. Ma il compito da difficile diventa impossibile quando ci si scontra con la mancanza di solidarietà e responsabilità negli altri. Quando l'idea della cooperazione, della reciprocità, del "bene comune", ripiega sulla soggettività, autoreferenzialità, individualità, ci si chiude verso un’autonomia che è funzionale solo e soltanto al raggiungimento dei propri obiettivi personali, dimenticando ogni relazione con gli altri e producendo nei confronti della società esiti distruttivi che portano al collasso.
Pagine | 119 |
Formato | [EU] Stampa bianco e nero - standard - 148x210 mm - Carta bianca - Copertina opaca |
Peso | 165 gr. |