Mi guardo nel profondo del mio doppio, vedo la parte più buia di me, il compiacermi del mio sadismo che sa come lasciare la vittima inerme e tornare vincitore di fronte a se stessa, al suo specchio.
Mi giro di profilo e scatto di nuovo, immaginando le gemelle che mi immortalano nella triste posa della schedatura del manicomio.
Eppure voltandomi di nuovo lo specchio ritrae un'altra me, il solo pensare a quel luogo cupo e inquietante fa emergere il lato più lucente di me, come a contrastarne il grigiore che si impossessa di tutto ciò che vi appartiene.
E vedo occhi diversi, pieni di pietà per la sofferenza che questi stessi occhi hanno impresso sin da quando hanno visto la luce. Chissà se nei miei occhi ci sono ricordi di quando vidi quelli di mia madre per la prima volta, la sua follia che come una fotografia mi si è stampata da subito nella mente.
E lo specchio mi rimanda la parte più brillante di me, quella più creativa, più passionale, che cerca il bello anche nello sguardo di un pazzo.
Forse perchè lui stesso è come il mio doppio, la mia follia.
Ho sempre temuto l'autoritratto, forse per paura di ritrovarci gli occhi di mia madre, o la rabbia per quello che mi ha tramandato.
O forse è il timore di farmi fagocitare dalla mia stessa doppiezza che mi ha sempre fatto fuggire dall'immortalare me stessa nella mia reflex.
Pagine | 85 |
Formato | [EU] Stampa bianco e nero - standard - 148x210 mm - Carta bianca - Copertina opaca |
Peso | 0.123 gr. |