Questo racconto non può essere d’aiuto a stimolare il lettore a ricordare fatti e situazioni vissute.
Per il resto, pur se il lettore fosse o meno un ingegnere siciliano laureato a Torino, che avesse mai lavorato presso un industria Ligure o che fosse riuscito a far carriera senza muoversi dalla sua terra natale, quindi immune, grazie a ciò, dal rischio che gli possa accadere di tornare nella sua natia Sicilia dopo 20 anni, il lettore dicevo, potrebbe ugualmente sentirsi attratto da questo indolente, pignolo, poeta, pratico e concreto sognatore. Il suo sguardo, in tal caso, seguirà queste righe come si segue un aquilone. Il protagonista, Carmelo, si comporta da uomo libero e disinibito in un mondo di regole e tradizioni, limitandosi ad intuire, senza indagare veramente su nulla, convinto che ciò che accade è la conseguenza di tutto ciò è già accaduto. Le sorprese, le preoccupazioni, sono la conseguenza dell’avere volutamente ignorato che si agisce anche quando non s’intende far nulla.
“Carmelo sarebbe stato ben felice sa la sua vita privata potesse essere gestita come la sua linea di produzione: organizzazione, procedure, responsabilità, deleghe, scadenze e poi a casa a pensare ad altro o a nulla”
Così si ritrova con le sue radici, nel dubbio di essere verso di loro debitore o creditore.
“tu non mi devi niente perché, pur non avendo mai saputo che Antonio fosse mio padre, l’ho avuto sempre molto vicino . . ., tu non sai che. . . anche quando la masseria andava male, a me e mamma non è mancato lo stesso nulla, ricordo che mi guardava con quegli occhi che erano una carezza ed un abbraccio insieme, occhi uguali ai tuoi, per poi sparire con la bicicletta fra i cespugli dei viali della Piana, io credevo che fosse pietà per un orfana, adesso capisco che era l’affetto di mio padre”
Pagine | 222 |
Formato | [EU] Stampa bianco e nero - standard - 148x210 mm - Carta bianca - Copertina opaca |
Peso | 295 gr. |