Polimnia Digital Editions
Se gli antichi Romani avessero avuto la stampa avrebbero avuto problemi a dire “casa editrice”. Si sarebbero arrangiati forse con qualcosa come domus quae edit. Non parliamo di “casa editrice on line”. Anche noi, del resto, dobbiamo arrangiarci con il nostro common English. Degli psicanalisti dovrebbero sapere per esperienza della difficoltà a dire. Forse per questo ad alcuni di loro è venuta in mente l’idea balzana – der komische Einfall – di aprire una casa editrice. Aprire una casa del dire, una casa dove si dice, dove si prende il dire a tema, dicendo, ridicendo, traducendo da un dire all’altro, da una lingua a un’altra. Una casa psicanalitica, insomma, anche se non specializzata in cose analitiche, soprattutto non orientata a particolari dottrine analitiche, è quel che si vorrebbe. Sì, perché per dire qualcosa di nuovo, ci vuole un pensiero nuovo e il pensiero nuovo non si pensa da solo – da soli. Il pensiero o è collettivo (e collettivizzante) o non è pensiero. Si pensi al tanto contestato pensiero scientifico. Galilei e Cartesio non furono isolati, anche se di fatto furono degli esiliati. Promossero un movimento di pensiero che “non può se non avanzarsi”. Allora una casa editrice voluta da psicanalisti per pubblicare cose non necessariamente psicanalitiche, ma che come psicanalitiche potrebbero essere lette e recepite, diventa un “collettivo di pensiero” – un Denkkollectiv, diceva il grande epistemologo polacco Ludwik Fleck.
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