Mio Dio, no! Ne ho schiacciata un'altra! E’ ancora lì viva e pulsante che batte sul pavimento che già arrivano quelle fottute formiche rosse, poverina. Chissà dov’è la sua padrona e chissà il male che le ho fatto! Finalmente immobile, tra curiosi sassolini turchesi, sembra essere in pace col suo destino. Quanti pezzi di se lasciamo dietro le spalle, e quante code di lucertola spezziamo lungo la nostra strada. Voraci insetti servi della sopravvivenza spuntano con le loro mandibole fameliche da ogni angolo pronti a banchettare con le sue carni, con le nostre carni. Mi son perso qualcosa, siamo coda di lucertola, o formiche fameliche? Quanto ancora possiamo lasciare agli insetti prima che le cicatrici diventino incurabili? O quanta ciccia possiamo spolpare prima che il nostro ventre scoppi per la nostra bulimica fame? Forse molto o forse poco, trovato il nuovo sole, quella coda potrebbe anche ricrescere, o alla lucertola potrebbe non fregare niente di averla persa. Certo è, che tra qualche ora, su quella mattonella di cemento arroventata, nel silenzio del pomeriggio estivo, le formiche avranno fatto il loro sporco lavoro e di quella coda di lucertola non ci sarà che il ricordo, qualche memoria, qualche parola buttata nel vuoto, che a qualcuno spero suoni, poesia…
Pagine | 69 |
Formato | [EU] Stampa bianco e nero - standard - 148x210 mm - Carta bianca - Copertina opaca |
Peso | 0.103 gr. |