Luciano Loy è nato a Serdiana, in Sardegna, vive a Milano da tanti anni.
Tuttavia la sua poesia risente in modo assoluto dell’impronta della sua terra, se per tale ci si vuole ispirare all’immagine che ci ha tramandato Grazia Deledda nei suoi drammatici spaccati di realtà isolana. Nei quali l’anima chiusa ma intensamente viva e ricolma d’immensa dignità della sua gente, esce dal tempo per proporre una continuità che più che genetica diviene culturale, come appartenente ad una sfera super individuale che sovrasta il singolo ed inconsciamente lo condiziona.
Nella creazione dei suoi versi non c’è neutralità ma totale coinvolgimento emotivo. Immerse nei sensi, le sue poesie sono un caleidoscopio di percezioni visive, tattili, uditive, olfattive che si sovrappongono a modellare sprazzi di luce in un mondo provvisorio, quindi c’è “…l’alba fedele alla sua stirpe”, piuttosto che “…la brezza respirata dentro l’albero cavo” o “…il vento portò il suo profumo” o “il fruscio della porta socchiusa”.
E così “…si tramanda lo stupore della pioggia/come il gene della notte” e “…orme di cenere degli avi/ombre profonde sulla fronte”, questi versi intagliati con mano ruvida, con tratti decisi, divengono, come rada di mare debolmente increspata dall’ultimo soffio di maestrale, un dolce scivolamento nel mondo crepuscolare.
Roberto Bramani Araldi
Pagine | 87 |
Formato | [EU] Stampa colori - standard - 135x205 mm - Carta bianca - Copertina opaca |
Peso | 153 gr. |